Nelle cucine italiane si fa un consistente utilizzo di spezie e aromi, per insaporire sia i piatti della nostra tradizione sia quelli “esotici”.
Curcuma, coriandolo, sesamo, cannella, zenzero, curry sono soltanto alcune tra le spezie ed erbe aromatiche che negli ultimi tempi hanno avuto una grande diffusione nelle famiglie italiane, grazie alla riscoperta del piacere di cucinare e alla tendenza ad arricchire la gastronomia tradizionale con nuove ricette e nuovi ingredienti, spesso ispirati alla cucina di terre lontane. Anche il crescente interesse per stili di vita più sani ha contribuito a incoraggiare la penetrazione di questi prodotti tra i consumatori, nonostante rimanga un gap piuttosto netto con diversi Paesi europei – soprattutto del Nord –, in cui l’utilizzo di spezie ed erbe aromatiche anche esotiche è un’abitudine ampiamente consolidata.
Nonostante il contesto economico ancora poco favorevole e i consumi in calo, nel 2013 gli acquisti di spezie – secondo i dati Nielsen TradeMis – sono aumentati del 7% in quantità e del 3,9% in valore, grazie anche alla diminuzione dei prezzi, per un fatturato che ha superato abbondantemente i 60 milioni di euro. In termini geografici, nelle regioni del Nordovest i consumi sono cresciuti del 10%, il doppio rispetto alle vendite delle altre aree. Meno brillanti le performance delle erbe aromatiche, che hanno fatto registrare un aumento dell’1% in quantità e una contrazione dello 0,6% in valore, pari a un fatturato di oltre 31 milioni di euro. Il Centro ha mostrato il trend più positivo (+12%), in calo il Nordovest e il Meridione. In termini di canali di vendita, sempre nel corso del 2013, gli acquisti di spezie negli ipermercati e nei discount sono aumentati del 14%, mentre risultano in calo quelli nel libero servizio e nei punti vendita tradizionali. Per le erbe aromatiche, invece, si è visto un leggero incremento negli ipermercati e uno più consistente nei supermercati, a fronte di una contrazione nel libero servizio e nei negozi di vicinato.
Se consideriamo il numero medio delle referenze a scaffale, notiamo che sia le spezie sia le erbe aromatiche sono rimaste piuttosto stazionare con, rispettivamente, 6,3 e 4,6 unità, con l’unica eccezione degli ipermercati in cui le referenze delle spezie sono aumentate di ben 2 unità, raggiungendo quota 47,2. «Il settore tiene ancora e dimostra incrementi interessanti, specie nel comparto degli elaborati – afferma Giuseppe Urbano, titolare della Compagnia degli aromi –, dove sono premiate le vere innovazioni di prodotto e non solo i restyling, anche se molto attraenti. L’interesse per le cucine etniche non ha ancora dato i frutti attesi e si limita a spezie non usuali nella nostra cucina: è aumentata la loro penetrazione e la reperibilità sugli scaffali della gdo, ma non ancora il loro uso quotidiano. Anche lo stile di vita che cambia e si evolve contribuisce a un nuovo consumo, che a mio parere si concretizza in un grande interesse verso semilavorati in grado di facilitare e aiutare chi non ha esperienza e tempo per cucinare bene e in maniera salutare. I nostri prodotti offrono al consumatore la possibilità di utilizzare più erbe e spezie: in modo indotto, rendendole disponibili tutto l’anno, conservate dopo sterilizzazione in olio di oliva, o facilitandone l’uso, dopo averle premiscelate, soffritte (per essere usate come base da sugo), infuse in olio o addirittura ridotte a prodotto finito. Siamo piccoli ma mi sento di dire innovativi, creativi e, al contempo, minimalisti, puntando ad avere un utilizzo essenziale del packaging senza fronzoli né orpelli, che rendono il prodotto alimentare un oggetto da regalo. Poiché non usiamo né additivi né conservanti né acidificanti, i prodotti umidi sono confezionati in vetro e poi sterilizzati in autoclave, mentre quelli secchi sono impacchettati in busta trasparente propriamente etichettata».
Uno degli esempi più evidenti del successo del settore delle spezie ed erbe aromatiche è la brillante performance fatta registrare negli ultimi anni dagli insaporitori. La mancanza di tempo da dedicare alla cucina da parte dei consumatori, ma anche la scarsa dimestichezza con l’arte culinaria da parte di molti, ha fatto aumentare la richiesta di prodotti pratici e di qualità che possono supportare in maniera veloce la preparazione di piatti gustosi. «Il segmento degli insaporitori è stato in costante crescita fino al 2010 – dichiara Paolo Ghezzi, direttore vendite di Ariosto – per poi arrestarsi in seguito al lancio sul mercato di un nuovo prodotto, che prevede l’utilizzo degli stessi insaporitori direttamente all’interno della confezione in cui viene cotta la carne o altro. Questi nuovi prodotti lanciati dalle grandi multinazionali hanno creato nuovi consumi, diversificando l’uso tradizionale degli insaporitori. Tuttavia, il fenomeno si è sgonfiato nel corso dell’ultimo anno, complice la contrazione del potere di acquisto delle famiglie italiane e lo spegnersi degli investimenti pubblicitari sostenuti per il lancio di questi prodotti. Ciò ha favorito il ritorno a un uso tradizionale degli insaporitori e la ripresa della crescita dei consumi dove la nostra azienda è leader di mercato. Nel corso degli ultimi anni, si è visto un incremento dell’offerta dei prodotti etnici sugli scaffali della grande distribuzione, e molte aziende hanno lanciato referenze che si richiamano a gusti che ne caratterizzano i sapori. Anche noi l’abbiamo fatto e recentemente abbiamo proposto un nuovo prodotto dal gusto piccante per carni arrosto e alla griglia».
I segmenti di mercato che stanno registrando la crescita più interessante, perciò, sono quelli legati alla cucina etnica, ma anche tutti quei prodotti che uniscono servizio e naturalità, come ad esempio i condimenti speziati per insalate, i preparati per secondi piatti da cucinare in padella e i preparati per impanature speziate. Grazie a questi prodotti, nel 2014 il settore sta confermando l’andamento positivo già registrato nel 2013. A favorire questo trend ha contribuito anche la crescente attenzione dei consumatori verso un’alimentazione più sana: spezie ed erbe aromatiche – molte delle quali contengono antiossidanti, vitamine, minerali e altre proprietà che favoriscono il metabolismo – vengono oggi utilizzate, anche su consiglio di dietologi e nutrizionisti, in parziale sostituzione del sale per dare sapore ai cibi in modo più salutare e naturale. «L’industria di marca ha un ruolo fondamentale in questa attività di “educazione” del consumatore – spiega Andrea Vannini, direttore commerciale di Cannamela – sia attraverso attività di comunicazione mirata, in particolare sul canale web, sia con lo sviluppo di prodotti innovativi che favoriscono nuove modalità di consumo di spezie ed erbe aromatiche. All’interno di questo contesto, la nostra azienda si conferma la marca leader di mercato sia a volume sia a valore, grazie all’offerta completa, ai costanti investimenti in marketing e innovazione. L’attenzione del consumatore a nuove varietà di spezie ed erbe aromatiche, infatti, ci spinge a rinnovare continuamente la nostra gamma con prodotti assolutamente innovativi per il mercato italiano, come il peperoncino extrapiccante, la paprika affumicata e il lemon grass».
L’attività di reperimento e di controllo della qualità delle materie prime è uno dei fattori chiave di successo per chi opera in questo settore. Senza un’articolata ed efficace struttura organizzativa dedicata a questo scopo, infatti, difficilmente le aziende sono premiate dai consumatori, divenuti sempre più esigenti in termini di qualità e attenti agli aspetti etici ed ecosostenibili…
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