Fare affari con la voglia di aria aperta

di Fabio Massi

Nonostante la contrazione dei consumi dovuta al perdurare della crisi economica le persone cercano di ritagliarsi un po’ di tempo libero e, soprattutto durante la bella stagione, si dedicano alle colazioni e ai pranzi all’aria aperta. Si stima che la scorsa estate hanno avuto luogo più di 22 milioni di grigliate fatte in casa, all’aperto e nelle sagre di paese. Non siamo arrivati ancora ai livelli degli Stati Uniti, ma il barbecue è ormai diventato un appuntamento consolidato anche per gli italiani.

I consumi degli italiani continuano a crollare e la fine della crisi economica appare ancora molto lontana. Aumenta il clima di sfiducia nelle famiglie, ma allo stesso tempo cresce la voglia di stare in compagnia, magari preparando e condividendo una colazione o un pranzo all’aria aperta in maniera tutto sommato economica e accessibile per tutti: in giardino, in terrazzo, in spiaggia, in montagna, al parco, è sempre l’occasione giusta per organizzare un barbecue o un picnic. La Confederazione italiana agricoltori (Cia) ha stimato, infatti, che la scorsa estate hanno avuto luogo più di 22 milioni di grigliate fatte in casa, all’aperto e nelle sagre di paese. Non siamo arrivati ancora ai livelli degli Stati Uniti, ma il barbecue è ormai diventato un appuntamento consolidato anche per l’Italia che, nel mondo, è tra i primi cinque Paesi utilizzatori di questo modo di cucinare. Al primo posto – sempre secondo la Cia – ci sono infatti gli americani con il 70% della popolazione che adopera il barbecue, seguono gli australiani (60%), i francesi (55%), i tedeschi (50%) e, appunto, gli italiani (38%), di poco superiori agli inglesi (32%).

Da una recente indagine realizzata da Swg emerge che il 57% degli intervistati possiede un barbecue, mentre il 36% lo vorrebbe. Tra i possessori, c’è chi lo preferisce utilizzare in giardino (59%), chi sul terrazzo (30%) o fuori casa (11%). Il 90% delle grigliate viene preparato da uomini e il 54% pensa che siano proprio i maschi i più bravi ad allestire la griglia e a cuocere carne, pesce, verdure. I barbecue più gettonati sono quelli mobili (52%) e alimentati a carbonella (52%), mentre il cibo più amato da cuocere sono le salsicce (65%), seguono le costine e le costolette di maiale (57%), quindi le bistecche di manzo o vitello (35%). L’occasione preferita per fare una grigliata è quando si invitano gli amici a pranzo o a cena (59%), la domenica in famiglia (43%), in concomitanza di feste e ricorrenze (31%), ma anche in vacanza (29%). Per il 36% degli intervistati il barbecue è sinonimo di compagnia, per il 23% di divertimento e spensieratezza e per il 14% di estate.
«Le aziende da noi selezionate e di cui siamo distributori esclusivi per l’Italia – afferma Gianni Guizzardi, titolare de I Signori del Barbecue – hanno sempre orientato la produzione in termini di alta qualità del prodotto. Questo permette di garantire al consumatore un acquisto sicuro e durevole nel tempo. Non dimentichiamo che nella scelta di un barbecue dovrebbe essere prioritaria l’affidabilità dell’azienda e la sicurezza nell’utilizzo. Col fuoco non si scherza e anche ciò che si cucina, soprattutto con quali modalità e strumenti, è molto importante. Sia l’alta tecnologia sia la qualità del prodotto sono criteri imprescindibili per garantire un’efficace distribuzione capillare sul mercato italiano dei nostri barbecue. Storicamente la cultura della grigliata ha avuto origine nel continente nordamericano e da quei Paesi noi selezioniamo da molti anni le aziende produttrici per garantire un prodotto affidabile per chi si avvicina a questo versatile e sano modo di cucinare».

Nel 2010 sono stati venduti poco meno di un milione di pezzi, con un incremento del 3% rispetto all’anno precedente; il 54% dell’offerta di barbecue è alimentato a carbone (-6%), il 42% è a gas (+17%) e il 4% è elettrico (+3%). Tra i diversi canali commerciali risultano in crescita la grande distribuzione specializzata (25% delle vendite complessive) e i garden center (24%), mentre sono in calo le ferramenta (27%) e la gdo (18%).
«Il perdurare della crisi porta il consumatore a spendere meno – spiega Mimma Ferraboli, cotitolare di Ferraboli & C. – e a valutare con attenzione come spende. Ci sono due rischi: che scelga di non spendere affatto oppure opti per articoli di bassa qualità a svantaggio della durata. Le aziende che ancora producono affrontano maggiori difficoltà di coloro che comprano all’estero e rivendono: con maggiori difficoltà, ma con maggiore tenuta. Siamo “obbligati” a offrire articoli di buona qualità a un prezzo contenuto facendo grandi sforzi per mantenere un giusto rapporto qualità/prezzo. Il prezzo deve essere accessibile a un bacino di consumatori in crisi economica, che ha effettivamente poca disponibilità di spesa ma, per fortuna, ha ancora voglia di stare insieme intorno a un tavolo o fare una scampagnata con picnic».

Ormai in commercio c’è una smisurata varietà di barbecue per tutte le tasche e per tutti i gusti, da quelli dall’estetica accattivante a quelli più tecnologici, fino ai prodotti più pratici e facili da utilizzare, pulire e trasportare.
«Nel nostro settore – continua Mimma Ferraboli – innovazione e tecnologia devono camminare insieme alla cottura del cibo che è vecchia come il mondo. Per noi, innovazione significa offrire al consumatore la maggior semplicità possibile con il maggiore “sfizio” nell’uso. Spesso significa ascoltare il consumatore: i nostri ultimi nuovi prodotti, che in alcuni casi sono diventati brevetti, sono usciti elaborando parti di idee nate per caso proprio dai consumatori, ovvero da chi usa il prodotto».
In effetti, la cultura del barbecue nel nostro Paese si è molto sviluppata negli ultimi anni e proliferano siti internet specializzati, ricettari in libreria, format televisivi ad hoc, oltre alla diffusione di modelli sempre più performanti, con design di livello e tecnologia avanzata.
«In Italia il nostro business principale – dichiara Alessio Pane, key account & trade marketing manager di Campingaz Coleman Sevylor Italia – è il barbecue e quest’anno, per la stagione 2013, inseriamo nel mercato il più alto numero di novità dall’inizio dell’introduzione della categoria barbecue con marchio Campingaz (parliamo dei primi anni ‘90). Siamo dotati di una struttura di ricerca e sviluppo molto complessa che, a ciclo continuo, ci presenta idee e progetti innovativi. Quest’anno, ad esempio, “invadiamo” il grande settore dei barbecue a carbone con una gamma ibrida: una fusione unica tra l’indiscussa praticità della tecnologia a gas (come ad esempio la rapidità nella fase di accensione) e tutta la tradizione della cottura a carbone. Altra novità: con il marchio Coleman abbiamo lanciato l’innovativa gamma di torce e lanterne ricaricabili con il sistema Cpx, con il quale è possibile alimentare questi prodotti sia con la cartuccia a batteria ricaricabile sia con batterie 4D. Con questi esempi, non posso che confermare la convinzione che strumenti come gli investimenti in ricerca e sviluppo possono essere la chiave di volta in questo delicato momento di cristallizzazione dei consumi».

Oltre al barbecue e ai suoi accessori più stretti (griglie, carbonella, pinze, forchettoni ecc.) il mondo dei pranzi all’aperto comprende ovviamente anche i prodotti per il trasporto e la conservazione di cibo e bevande (contenitori termici, caraffe, ghiacciaie) e quelli monouso in Pet, Pla, carta o polistirolo. I cosiddetti “disposable” (piatti, bicchieri, posate, tovaglioli usa e getta) continuano ad avere un grande utilizzo da parte degli italiani e ogni anno se ne consumano circa 28 miliardi di pezzi, per un giro d’affari di circa 500 milioni di euro (dati Iri infoscan del dicembre 2009). Più nel dettaglio, tra i segmenti con una marcia in più ci sono i bicchieri e i bicchierini da caffè (6 miliardi di pezzi), mentre i tovaglioli rimangono il segmento portante del settore con circa 18 miliardi di pezzi per un valore di 184 milioni di euro. Le vendite dei piatti, infine, si aggirano sui 4 miliardi di pezzi per un fatturato di circa 158 milioni di euro.
«Anche se in misura meno evidente di altri settori – afferma Antonio De Danieli, direttore commerciale e marketing di Dopla – il comparto stoviglie usa e getta è caratterizzato da una contrazione dei consumi, in particolare nelle regioni centromeridionali che tradizionalmente nel periodo estivo sostengono le vendite. Spending review quindi anche nel monouso. Nonostante ciò, grazie a equilibrate scelte strategiche il trend della nostra azienda ha migliorato la performance su tutti i canali distributivi: catering, ristorazione, comunità, vending, per arrivare alla trasversalità della grande distribuzione in cui ha rafforzato la posizione di leader con la maggior quota di mercato. Per tutti una nota dolente dovuta a una marginalità ai minimi termini (basta vedere i bilanci) che sta causando una forte crisi per tutte le imprese, con ripercussione nel comparto finanziario/produttivo per alcune di loro. Da sempre la nostra azienda punta sull’innovazione, sia di prodotto sia nei materiali: oltre a nuove linee focalizzate al top di gamma, ad esempio, da novembre è in funzione nello stabilimento in Repubblica Ceca un nuovo impianto per la produzione di piatti, vassoi, vaschette in polpa di cellulosa, materiale completamente biodegradabile, mentre completano la serie posate in Pla e bicchieri in carta realizzati da un’azienda inglese leader del settore da noi acquisita la scorsa estate».

La crisi economica ha pesantemente ridotto il potere d’acquisto dei consumatori, la maggior parte dei quali si trova a dover scegliere il prodotto principalmente dal prezzo, una tendenza in atto anche nel settore dei monouso.
«Oggi il consumatore si orienta sull’acquisto di articoli sempre più economici – spiega Filomena Panarelli, responsabile marketing di Soffigen – individuandoli necessariamente come “la spesa minore possibile da effettuare”, senza badare alla effettiva convenienza derivante dal rapporto qualità/quantità/prezzo. Questa errata tipologia di spesa si ripercuote sull’industria manifatturiera sotto forma di drastico calo di produttività, con conseguenti aumenti dei costi e perdita degli obiettivi industriali e di marketing miranti alla realizzazione di articoli convenienti per il consumatore. Le aziende stanno rispondendo poco e male al fenomeno di cui sopra poiché, seppur dolorosamente, sono costrette ad effettuare una produzione ormai appiattita su livelli medio-bassi perdendo, molte volte, la bussola di una corretta gestione aziendale. Solo le aziende leader, avendone la forza economica, lanciano con vari mezzi pubblicitari continui messaggi affinché si consumino prodotti che, pur avendo alla cassa una “battuta” alta, garantiscano un effettivo risparmio per l’acquirente».

Nel settore delle stoviglie usa e getta, caratterizzato da una forte stagionalità nei consumi che si concentrano principalmente nel periodo estivo, la fedeltà alla marca è molto bassa e i criteri di scelta si basano soprattutto sulla praticità e l’economicità dei prodotti offerti.
«La situazione del nostro comparto – dichiara Mauro Basilico, direttore commerciale di Cosmoplast – non può essere diversa da quella di tutti gli altri mercati che, fatte (forse) salve alcune applicazioni hi-tech, risentono di una congiuntura davvero pesante. La proposta di nuovi prodotti si scontra con tutta una serie di fattori che incidono negativamente sulla penetrazione degli stessi, con rallentamenti nelle fasi di diffusione e commercializzazione. D’altra parte è evidente e sotto gli occhi di tutti la drastica diminuzione delle risorse a disposizione del consumatore tipo. Inoltre la qualità dei prodotti e la corrispondenza delle materie prime impiegate ai requisiti di legge, uniti a un’efficace attività di controllo da parte delle autorità preposte, costituiscono gli elementi che lasciano ancora margini di miglioramento e di diffusione al vero prodotto italiano di qualità. È anche importante che la filiera d’acquisto non privilegi soltanto il prezzo ma sappia riconoscere il merito, anche in termini economici, a chi offre prodotti realizzati con il concorso degli elementi suddetti».
Le private label, intanto, continuano a erodere quote di mercato importanti anche in questo settore (circa il 50% sul totale), perciò le marche industriali si trovano di fronte a una scelta obbligata: innovazione e diversificazione dell’offerta.

«Dal nostro osservatorio – afferma Roberto Ronchi, amministratore delegato di Colombo smart plastic – è evidente notare che il comparto “non-food” sta subendo un calo dei consumi più marcato rispetto a quello dei beni primari. In particolare, i nostri settori di riferimento (la plastica considerando il nostro marchio Gio’Style e lo storage con Ordinett) hanno un comportamento comune: maggiore attività promozionale all’interno delle insegne, razionalizzazioni delle gamme, tendenziale riduzione/razionalizzazione dei lay-out espositivi e ricerca costante, ancora più marcata, del minor prezzo. Evidentemente il contesto generale italiano, e anche europeo, non lascia grandi spazi a facili ottimismi e impone la costante ricerca di nuove tecnologie e nuove proposte che incontrino le mutate esigenze della nostra clientela finale. Il contesto generale in cui operiamo, però, rischia di sminuire gli impatti di tale evoluzione, che richiede comunque investimenti importanti. La nostra società ha investito quest’anno oltre il 7% del fatturato in tecnologia e nuovi prodotti e riteniamo di dover continuare su questa strada»…

[continua su «Largo Consumo»]