Il 2018 è stato un anno non del tutto positivo per l’export dei prodotti agroalimentari italiani. Secondo i dati Istat, nonostante il nuovo record fatto registrare a valore di quasi 41,8 miliardi di euro, le esportazioni made in Italy sono aumentate soltanto dell’1,2% sul 2017, il tasso di crescita più modesto tra quelli messi a segno nell’ultimo decennio. I risultati dei primi mesi di quest’anno, però, fanno intravedere un 2019 molto più dinamico: da gennaio a maggio, infatti, le esportazioni agroalimentari nazionali sono cresciute del 6,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sfiorando i 18 miliardi di euro.
Tornando al 2018, l’aumento dell’export è da ascrivere esclusivamente all’industria del food & beverage, le cui vendite valgono l’83,8% del totale, una quota pari a poco più di 35 miliardi di euro (+2,5%). Il settore agricolo, invece, ha fatto registrare una netta flessione delle esportazioni (-4,9%), rimanendo abbondantemente al di sotto dei 7 miliardi di euro.
Per quanto riguarda i principali mercati di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani, l’Unione Europea si conferma l’area con maggiore dinamicità, avendo evidenziato un incremento dell’1,4% sul 2017, mentre nel resto del mondo il tasso di crescita per il nostro export è stato leggermente inferiore (+1%). Le vendite nei Paesi dell’Ue hanno raggiunto lo scorso anno i 27,3 miliardi di euro e rappresentano il 65,4% del valore complessivo dei prodotti agroalimentari esportati. Più nel dettaglio, tra le nazioni che hanno fatto registrare le performance più positive ci sono la Polonia che ha messo a segno un +6,3% sfiorando i 900 milioni di euro, i Paesi Bassi con una crescita del 5,1% (1,5 miliardi di euro) e la Francia con +4,3% (4,7 miliardi di euro). I mercati che invece hanno mostrato le difficoltà più evidenti sono stati quello austriaco e quello spagnolo: le esportazioni italiane verso l’Austria sono diminuite del 4,4% e non sono andate oltre 1,3 miliardi di euro, mentre la Spagna ha fatto registrare un calo del 2,4% per un valore totale di 1,6 miliardi di euro.
Le vendite dei prodotti agroalimentari italiani nei Paesi extraeuropei sono state meno brillanti rispetto a quelle realizzate sui mercati comunitari e hanno sfiorato i 14,5 miliardi di euro. Alcune nazioni, tuttavia, hanno mostrato crescite molto positive, come la Russia verso la quale le spedizioni sono aumentate del 7,4% superando i 560 milioni di euro. Anche il Nord America è andato piuttosto bene nel 2018: il Canada ha messo a segno un incremento del 4,2% e ha raggiunto gli 844 milioni di euro di vendite, mentre gli Stati Uniti hanno fatto registrare una crescita del 4% rimanendo di poco al di sotto dei 4,2 miliardi di euro. Da evidenziare la brusca frenata delle esportazioni italiane verso il Giappone (-15,8%) calate fino a 1,1 miliardi di euro. Non si può non tenere conto, però, che tale performance viene dopo l’ottimo incremento realizzato nel 2017 (+42%) dovuto soprattutto all’accordo di partenariato economico sancito due anni fa tra l’Unione Europea e il Giappone con l’obiettivo di eliminare le barriere commerciali tra i due mercati.
In termini di comparti produttivi, quasi tutti i settori agroalimentari hanno mostrato dinamiche positive rispetto al 2017 con quattro eccezioni: le vendite di frutta fresca e trasformata sono calate del 5,6% a causa principalmente di una minore offerta nazionale di mele e kiwi, mentre una frenata dei prezzi ha limitato gli scambi degli oli e grassi scesi del 4,2%, in contrazione anche animali e carni (-2,9%) e colture industriali (-3,8%). Il vino e mosti si conferma il comparto più consistente dell’export agroalimentare italiano con una quota del 14,8%. Le vendite di questo settore sono cresciute lo scorso anno del 3,3% superando i 6,2 miliardi di euro. Tra i prodotti più dinamici si sono distinti ancora una volta gli spumanti che hanno fatto registrare un incremento dell’11,2% superando 1,5 miliardi di euro, un valore pari a quasi un quarto del fatturato estero dell’intero comparto. In crescita anche i vini in bottiglia – seppure con un’altra velocità rispetto alle bollicine (+0,6%) – che pesano per quasi il 70% sulle vendite del settore e hanno raggiunto i 4,2 miliardi di euro.
Il secondo comparto produttivo per grandezza con una quota del 14,5% sul fatturato agroalimentare italiano è quello dei cereali, riso e derivati che ha superato i 6 miliardi di euro, mettendo a segno un incremento dello 0,7%. Al suo interno sono andati molto bene i prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria che hanno fatto registrare un aumento del 4% superando la soglia dei 2 miliardi di euro. Buone anche le performance delle spedizioni all’estero di latte e derivati, che sono cresciute del 2,9% e hanno oltrepassato i 3,1 miliardi di euro. Questo andamento si deve soprattutto all’ottimo risultato dei formaggi freschi (+5,3%), il cui fatturato (pari a circa 816 milioni di euro) pesa a valore per oltre un quarto sull’intero settore, e in misura minore ai formaggi stagionati (+1,8%) che comunque rappresentano il 45% delle vendite totali (1,4 miliardi di euro). Tra gli altri settori dell’export agroalimentare, da segnalare i tassi di crescita del comparto delle altre bevande (+14,5%), del floravivaismo (+8,2%) e delle foraggere (+6,2%), mentre l’ittico e gli ortaggi freschi e trasformati hanno evidenziato dinamiche molto più modeste (rispettivamente +0,7% e +0,6%).
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