La recente modifica di una parte del “Codice del consumo” del 2005 rappresenta un importante passo in avanti verso un consumerismo realmente moderno.
Il recente recepimento da parte del legislatore italiano della direttiva europea “Consumer rights” del 2011 rappresenta un importante passo avanti verso un sistema moderno di tutela dei diritti individuali e collettivi dei consumatori e degli utenti. Si tratta di un percorso iniziato con incisività nel nostro Paese soltanto alla fine del secolo scorso, ma che comunque ha fatto segnare diverse tappe importanti in ambito consumeristico. Il passaggio più recente è, appunto, l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 21 del 21 febbraio 2014, che modifica una parte del Codice del consumo del 2005, introducendo novità riguardanti soprattutto i contratti a distanza e quelli negoziati fuori dai locali commerciali.
Dallo scorso 14 giugno, sulle pagine internet in cui è possibile effettuare un ordine con un click, ad esempio, deve essere indicato esplicitamente il costo complessivo che il consumatore andrà a pagare, comprensivo di qualsiasi extra, oltre a tutta una serie di informazioni che devono essere riportate in maniera chiara e comprensibile sull’identità del titolare, sulle caratteristiche dei beni o dei servizi venduti, sulle modalità di pagamento, sui tempi di consegna e altro ancora. Sempre in base al decreto, i contratti stipulati per via telefonica si considerano validi soltanto dopo la firma del contraente. Inoltre, il tempo per esercitare il diritto di recesso da parte dell’acquirente nel caso di vendite a distanza viene esteso da 10 a 14 giorni, stesso lasso di tempo entro il quale il consumatore – una volta fatta marcia indietro sul suo acquisto – dovrà ricevere il rimborso di quanto pagato. Dopo aver concluso un contratto, poi, al consumatore non può essere imposto di pagare – ad esempio per numeri dedicati all’assistenza post-vendita – un costo superiore alla tariffa base della linea telefonica utilizzata dal venditore.
A vigilare in via esclusiva su queste e altre norme previste dal decreto 21/2014 è l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), istituita nel 1990 con il compito primario di accertare eventuali distorsioni nei comportamenti delle imprese, ma che col passare del tempo ha ampliato il suo spazio d’intervento assumendo un ruolo fondamentale nella difesa dei diritti dei consumatori. Il nuovo decreto, infatti, attribuisce a questa authority gli stessi poteri istruttori e sanzionatori previsti per le pratiche commerciali scorrette, concedendole la facoltà di multare fino a 5 milioni di euro le imprese che infrangono le norme.
Negli ultimi due anni, in particolare, l’attività in ambito consumeristico dell’Agcm si è rivolta con sempre maggiore attenzione al settore dell’e-commerce, una tendenza incoraggiata anche dall’Unione europea con la necessità di assicurare e promuovere le transazioni transfrontaliere. L’authority, dopo aver accertato la reiterazione di pratiche scorrette di alcuni siti web che proponevano ai consumatori italiani la vendita illegale di farmaci senza ricetta medica, ha fatto ricorso all’oscuramento cautelare di questi siti.
Tale potere è previsto dal decreto legislativo 70/2003, che aveva recepito la direttiva 2000/31/Ce su alcuni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione nel mercato interno, con particolare riferimento proprio al commercio elettronico. L’authority, perciò, ha potuto disporre che i soggetti che rendono raggiungibili gli indirizzi internet (i cosiddetti “service provider”) non concedessero gli accessi provenienti dal nostro territorio. La stessa tipologia di provvedimento è stata presa nei confronti di altri domini internet che proponevano prodotti contraffatti, con l’ulteriore inganno di una veste grafica dei siti molto simile a quelli di noti brand italiani.
L’Agcm può accertare e bloccare le pratiche commerciali scorrette e le pubblicità ingannevoli sia attraverso un suo riscontro diretto sia su segnalazione dei consumatori o comunque di soggetti interessati. Ogni anno, infatti, sono migliaia le comunicazioni che arrivano al call center dell’authority: lo scorso anno, ad esempio, sono state oltre 16.000, di cui il 57,4% è arrivato attraverso messaggi online e il 42,6% per via telefonica. Negli ultimi cinque anni, il numero di segnalazioni degli utenti italiani si è praticamente raddoppiato.
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