di Fabio Massi
Il cartone ondulato è un materiale indispensabile per l’economia moderna caratterizzata da scambi commerciali, trasporti, logistica, consumi, smaltimento rifiuti e riciclo. Ogni anno in Italia se ne producono circa 6 miliardi di metri quadrati, per un totale di oltre 3,5 milioni di tonnellate pari a più di 10 miliardi di scatole. Il 59,3% delle scatole è destinato al settore alimentare e il 40,7% al non food. Ciascun italiano ne consuma 61 kg all’anno.
In un’economia dei consumi come la nostra, basata su domanda e offerta, con la continua circolazione dei prodotti, gli scambi commerciali, i trasporti, la logistica, lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti, c’è un materiale tra tutti che è realmente indispensabile per far funzionare questa enorme catena di ingranaggi: il cartone ondulato.
Inventato alla fine del 1800 negli Stati Uniti, è un prodotto molto resistente ma allo stesso tempo naturale al 100%, poiché è realizzato con la carta: due o tre copertine piane e una o più carte ondulate interne fissate con un collante derivato da amidi di mais, frumento o fecola. Le onde conferiscono resistenza e robustezza, ammortizzano gli urti che possono provenire dall’esterno e rendono il cartone ondulato un imballaggio perfetto per racchiudere, pallettizzare, trasportare, stoccare e proteggere qualsiasi tipologia di prodotto di consumo.
Nel 2011 in Italia sono stati prodotti poco più di 6 miliardi di metri quadrati di cartone ondulato, con una lieve contrazione dello 0,9% rispetto all’anno precedente. La produzione espressa in tonnellate ha superato i 3,6 milioni (-1,7%), pari a più di 10 miliardi di scatole. In termini di ripartizione territoriale, la metà della produzione di cartone ondulato è stata realizzata nell’area Emilia Romagna-Marche (23,4%) e Lombardia (22,6%), segue la Toscana con il 18,5%, il Triveneto con il 15,3%, il Sud e isole con l’8%, l’area Lazio-Umbria-Abruzzo con il 6,2%, chiude Piemonte-Valle d’Aosta-Liguria con il 5,9%. A livello europeo, l’Italia è il secondo produttore per quantità di cartone ondulato dietro la Germania (9,2 miliardi di metri quadrati), seguono Francia (5,5 miliardi), Spagna (4,2 miliardi), Regno Unito (3,9 miliardi) e Turchia (3,2 miliardi). Nel vecchio continente si producono complessivamente quasi 43 miliardi di metri quadrati di cartone ondulato (+1,4% sul 2010), paria a oltre 22 milioni di tonnellate. In questo settore operano principalmente due categorie di aziende: i fabbricanti veri e propri di cartone ondulato e i trasformatori, i cosiddetti scatolifici, che trasformano il materiale in imballaggi. Questi ultimi, in particolare, sono quelli che si interfacciano direttamente con l’industria manifatturiera, sia alimentare sia non food, e con la grande distribuzione per creare l’imballaggio perfetto per qualunque prodotto e per qualsiasi esigenza commerciale.
«La nostra azienda si è sempre rivolta a una fascia di clientela prevalentemente piccola e media, residente nel territorio fino a un raggio di circa 30 chilometri – afferma Remo Polo, contitolare e amministratore delegato di Idealpack – tale scelta è stata fatta sopratutto perché nel territorio in cui operiamo era ed è tuttora insediamento di piccole e medie aziende, con esigenze di spedizione nell’arco di pochissimi giorni, se non addirittura nel giorno stesso, per cui abbiamo allestito un magazzino di scatole in pronta consegna e quello che non rientra nella disponibilità viene prodotto e consegnato nel più breve tempo possibile. Riteniamo che il nostro lavoro sia importantissimo, che necessiti di esperienza e professionalità, poiché produciamo un vero e proprio veicolo protettivo del prodotto confezionato – qualsiasi esso sia – che deve arrivare in perfetto stato di conservazione, raggiungendo qualunque destinazione in qualsiasi luogo del mondo in cui venga spedito. La maggiore criticità che incontriamo nella nostra attività è legata al fatto di dover essere presenti costantemente per dare risposte certe e sicure, naturalmente previo preventivo di spesa (il più competitivo possibile). Un altro problema è la solvibilità dei crediti, dato che abbiamo sempre più difficoltà a incassare».
Nonostante l’importanza tangibile della loro attività di trasformazione del cartone ondulato – senza scatole nessun tipo di materiale potrebbe essere movimentato, con la conseguente paralisi dei circuiti commerciali – gli scatolifici appaiono una categoria poco valorizzata e scarsamente comunicativa, per nulla abituata a stare sotto la luce dei riflettori anche se da qualche mese è stato costituito il Consorzio italiano scatolifici (Cis), il cui obiettivo è proprio quello di dare voce e maggiore visibilità all’operato di queste imprese (vedi box). «Acquisiamo quotidianamente ordini con elementi comuni non certo positivi – spiega Andrea Cornelli, titolare dello Scatolificio Cornelli e presidente del Cis – con tempi di consegna strettissimi, poca programmazione, richiesta di incredibile flessibilità, definizione approssimativa dei parametri tecnici di composizione della scatola, focalizzazione quasi esclusivamente sulla quantificazione economica. Inutile dire che questa situazione ha portato a un innaturale equilibrio commerciale davvero inadeguato all’epoca che stiamo vivendo, un’epoca in cui si deve tendere all’ottimizzazione estrema di ogni dettaglio ponendo grande attenzione ai parametri di sostenibilità in tutte le sue forme, da quella ecologica a quella sociale o finanziaria. Auspico quindi, in tempi stretti, una rivalutazione di quello che è il nostro ruolo nella catena produttiva da parte di tutti gli operatori del sistema manifatturiero e distributivo italiano. Venire coinvolti fin da subito nel processo di programmazione produttiva e commerciale delle aziende nostre clienti potrà significare metterci in condizione di proporre elementi significativamente migliorativi in molti ambiti: la possibilità di fornire supporto consulenziale nella definizione tecnica dell’imballo, con conseguente ottimizzazione dei prezzi e miglior sostenibilità ecologica evitando sprechi di materiale. Possibilità di migliorare la programmazione, potendo quindi garantire maggior affidabilità nelle consegne e contribuendo alla sostenibilità sociale delle nostre aziende che potrebbero garantire una maggiore stabilizzazione dei posti di lavoro offerti».
Oggi la grande distribuzione richiede packaging pronti per la vendita e per la scaffabilità, ma anche facili da identificare, aprire, assemblare, riporre; la grafica degli imballi deve essere sempre più di qualità e a costi contenuti, i lotti di produzione devono essere sempre più piccoli a causa di una maggiore frammentazione degli articoli commerciati. Perciò, un’azienda trasformatrice di cartone ondulato deve soddisfare le tantissime esigenze che vengono dalla gdo e dai produttori del largo consumo, senza dimenticare i vincoli normativi e ambientali. «La gdo e i nostri clienti – dichiara Stefania Montali, titolare di Moncartons – hanno sicuramente delle preclusioni iniziali sul puro trasformatore e l’integrato (colui che produce anche i fogli). Ma sorpassato il primo impatto di diffidenza notano sicuramente la preparazione che le nostre aziende hanno. Le richieste pervenute partono dalla dichiarazione della provenienza della materia prima, passano per la dichiarazione Reach fino alla certificazione etica, raramente si focalizzano sulle Iso e Brc. L’importante, soprattutto lavorando per aziende alimentari, è riuscire ad adottare un sistema di lavoro certificato, anche internamente, nelle varie fasi di produzione, nel mantenimento della pulizia e della manutenzione, e ovviamente che sia veloce nella tracciabilità dei prodotti e dei componenti. Un punto molto importante è invece la velocità nelle risposte e nei preventivi, la flessibilità, l’alto grado di qualità che ci viene richiesto e la prontezza nel risolvere le problematiche del cliente; credo che questi siano i nostri punti di forza. Le criticità che incontriamo in primis colpiscono le quotazioni (più sei grande più sei costretto a coprire i costi), che non sempre risultano eque, e l’approvvigionamento dei materiali, a volte non conforme all’ordinato, che genera di conseguenza un problema con il nostro cliente che ovviamente ricade su di noi».
A una sola onda, a doppia o a tripla, il cartone ondulato è perciò un materiale in costante evoluzione qualitativa, sia nelle prestazioni sia nei servizi offerti, sempre al passo con le mutevoli esigenze del mercato moderno. «Come azienda trasformatrice di cartone dobbiamo saper osservare le norme qualitative d’obbligo richieste dal cliente – afferma Walter Bessone, amministratore unico di Ondulati Trentini – però siamo costretti a lavorare con un’infinità di tipologie di cartone, quando in altri Paesi d’Europa si lavora con un numero molto più limitato di tipi di carta e cartone. Purtroppo in Italia, a causa della grande concorrenza esistente nel settore, bisogna saper trovare la formula più economica (i nostri prezzi sono con tre decimali di euro), ma che garantisca la qualità richiesta dal cliente. Inoltre, è ormai d’obbligo il servizio del “just in time” per quanto riguarda le consegne degli imballi, giacché per motivi di spazio e di bilancio economico le aziende non vogliono più far magazzino e quindi esigono consegne con date tassative e magari quantità molto limitate, per cui il costo del trasporto sul packaging influisce notevolmente. È risaputo che agli imballi di cartone viene data poca importanza, poiché nella maggior parte dei casi la loro funzione è limitata a proteggere un prodotto per il trasporto e per questo il cliente ci pensa sempre all’ultimo momento, obbligandoci a lavorare in tempi brevissimi».
Il design degli imballi deve necessariamente tener conto delle esigenze dei numerosi passaggi della supply chain del prodotto: produzione, stoccaggio, trasporto, punto vendita, consumatore. Il 59,3% delle scatole di cartone ondulato in circolazione è utilizzato dal settore alimentare (freschi e lavorati, ortofrutta, bevande, pesci, carni e polli) e il 40,7% dai comparti non food (carta, imballaggi, prodotti stampati, elettrodomestici, ceramica, edilizia, detergenza).
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