Yankees go home

Robinson Cano lascia il dugout dopo la sconfitta contro i Tigers in Gara 4 (foto di Jonathan Daniel/Getty Images)

di Fabio Massi

Spazzati via in sole quattro partite nelle finali di conference dell’American League dai Detroit Tigers di Miguel Cabrera, i New York Yankees sono sembrati un lontanissimo parente della franchigia che in regular season non soltanto ha conquistato la propria division, ma che è stata anche una delle migliori in termini di attacco. Sul banco degli imputati alcuni big come Robinson Cano, Curtis Granderson e A-Rod.

Fine dello spettacolo. È calato il sipario sulla stagione 2012 degli Yankees, tirato giù in maniera piuttosto rude ed energica dai Detroit Tigers del triplice coronato Miguel Cabrera. Se nella Division Series l’incertezza e l’equilibrio avevano caratterizzato le gare contro gli Orioles, nella serie per il pennant dell’American League, invece, non c’è stata mai storia e i Bronx Bombers non hanno avuto la benché minima chance di vincere, neanche per un momento.

Spazzati via in sole quattro partite, gli Yankees sono sembrati un lontanissimo parente della franchigia che in regular season non soltanto ha conquistato la propria division, ma che è stata anche una delle migliori in termini di attacco. Nelle gare contro i Tigers, invece, abbiamo visto dei giocatori (non tutti) senza grinta, svogliati, rassegnati, con statistiche in battuta davvero penose.

Se diamo uno sguardo ai numeri ci accorgiamo subito dell’enorme differenza tra le prestazioni realizzate dagli Yankees nelle 162 gare della stagione regolare e quelle viste nelle due serie di playoff. Durante la regular season i Bronx Bombers hanno battuto con una media di squadra di .265 che equivale alla quinta prestazione tra tutte le 30 franchigie del campionato, mettendo a segno 1.462 valide (circa 9 per partita) e segnando 804 punti (5 per partita), con 245 fuoricampo (1,5 per partita). Gli Yankees hanno concluso la stagione regolare al 1° posto per homerun e al 2° per punti segnati, a dimostrazione della grande capacità delle bocche da fuoco dei ragazzi in pinstripes, con alcune performance personali di altissimo livello: Jeter 1° in MLB per valide (216) e singoli (169), Granderson 2° per HR (43), Cano 2° per valide extra base (82), 3° per valide (196) e per basi totali (345).

In post-season, però, la musica è a dir poco cambiata, se non finita del tutto. La media battuta di squadra, ad esempio, è scesa prima a .211 nelle gare contro gli O’s e addirittura a .157 nello sweep compiuto dai giocatori diretti da quel vecchio volpone di Jim Leyland (chapeau!). Ma andiamo avanti. Anche le valide sono scemate sensibilmente e dalle 9 per partita in regular season si è passati alle 7,6 nelle cinque gare contro gli O’s e alle 5,5 contro i Tigers. E ancora: da 1,5 fuoricampo si è scesi prima a 0,8 e poi a 0,7 mentre da 5 punti segnati per partita si è passati a 3,2 per poi crollare a 1,5.

Questo disastro in battuta è la risultante di alcune performance davvero imbarazzanti fatte registrare da alcuni giocatori in particolare che, con la loro post-season, hanno fatto imbestialire i tifosi yankee. Mi riferisco a tre big come Robinson Cano, A-Rod e Curtis Granderson. Cano è il caso più emblematico e al tempo stesso inspiegabile del tracollo dell’attacco dei Bronx Bombers: il seconda base dominicano nella serie contro gli O’s ha battuto 2 su 22 (AVG .091) e 1 su 18 (AVG .056) nello sweep contro i Tigers, stabilendo il triste record della striscia più lunga senza una valida in post-season nella storia della MLB (0-29). Passiamo a A-Rod: 2 su 16 (AVG .125) contro Baltimore e 1 su 9 (AVG .111) contro Cabrera & Co., prestazioni che gli sono costate anche la panchina, dalla quale pare avesse una migliore visuale verso le prime file degli spalti dello Yankee Stadium (stendiamo un velo pietoso sul presunto flirt a distanza con due bionde, con tanto di pizzini-fastball). Granderson, finito anche lui tra le riserve: 3 su 19 (AVG .158) contro gli O’s e un incredibile 0 su 11 (AVG .000) contro Detroit.

Si tratta di numeri sconcertanti, che stridono con le prestazioni di altri compagni di squadra: Ibanez, ad esempio, è stato decisivo nella serie contro Baltimore, mettendo a segno due homerun fondamentali, così come Ichiro è stato sempre una spina nel fianco per gli avversari battendo 11 valide in 9 gare. E che dire di Jeter, che ci ha rimesso anche una caviglia?
Considerando che in post-season gli Yankees sul monte di lancio sono andati tutto sommato bene – da sottolineare le prove di Kuroda e soprattutto di un sontuoso CC Sabathia – sarebbe bastato davvero poco per evitare una figuraccia come quella rimediata contro i Tigers.

Senza addossare tutta la responsabilità esclusivamente ai tre big che hanno deluso in battuta, allora che spiegazione possiamo trovare a quel “poco” che è mancato? Mancanza di talento? Non credo proprio. Qualche giocatore importante logoro con troppe stagioni alle spalle? Forse. Qualche scelta poco felice dello staff tecnico? Ci può stare. Qualche chiamata arbitrale discutibile in alcuni momenti decisivi? Ci sta. Mancanza di stimoli o motivazioni? Ehi, non scherziamo, stiamo parlando dei New York Yankees.