di Fabio Massi
Per contrastare l’aumento dell’obesità e delle malattie croniche causate da diete non equilibrate e dalla mancanza di attività fisica scende in campo l’industria delle bevande analcoliche con un proprio codice di autoregolamentazione.
Informazione trasparente sui contenuti nutrizionali e salutistici dei prodotti del settore, maggiore promozione di un consumo responsabile, attività commerciale rispettosa della scuola e del suo ruolo sociale, nessuna pubblicità diretta ai bambini in età inferiore ai 12 anni. Sono questi i principi su cui si fonda il “Codice per l’autoregolamentazione delle attività di promozione e commercializzazione dei prodotti del settore” realizzato dall’Associazione italiana tra gli industriali delle bevande analcoliche (Assobibe), aderente a Confindustria.
Si tratta di un documento che recepisce in pieno il Codice dell’associazione europea di settore – Unesda (Union of european beverages associations) – il primo comparto industriale a livello europeo ad aver sviluppato nel 2005 questa iniziativa all’interno dei lavori della “Piattaforma europea sull’alimentazione, l’attività fisica e la salute” promossa dalla Commissione europea e siglata dai rappresentanti europei dell’industria alimentare, delle autorità sanitarie, delle associazioni dei consumatori, delle organizzazioni commerciali e pubblicitarie. Quello della salute e, più in particolare, dell’aumento dell’obesità e delle malattie croniche causate da diete non equilibrate e dalla mancanza di attività fisica è un tema che preoccupa sempre più i consumatori, i quali chiedono un maggior impegno e una condotta più responsabile anche da parte del mondo dell’industria, sia nella produzione dei prodotti sia nella loro promozione e commercializzazione.
Secondo i dati dell’International obesity task force (Iotf) nei diversi Paesi dell’Europa i tassi di obesità tra gli adulti variano tra il 19 e il 27% negli uomini, fino al 38% nelle donne, mentre in alcune regioni il tasso combinato di obesità e sovrappeso supera il 67%. Ma il problema più preoccupante riguarda i bambini. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), infatti, ritiene che nel nostro continente un ragazzo su cinque sia sovrappeso: ogni anno, gli oltre 14 milioni di giovani europei in sovrappeso (di cui 3 milioni obesi) crescono di 400.000 unità. L’Italia risulta tra i Paesi più colpiti da questa grave tendenza: se tra gli adulti il tasso di obesità è del 9,1%, tra i bambini e gli adolescenti il valore sale al 13%, mentre il 26,9% dei maschi e il 21,2% delle femmine tra i 6 e i 17 anni è sovrappeso, con un picco soprattutto nella fascia d’età 6-9 anni (33,6% nei maschi e 34,6% nelle femmine). In termini economici, inoltre, la spesa sanitaria nazionale per curare il sovrappeso e l’obesità, insieme a tutte le patologie che queste condizioni causano (in particolare diabete e malattie cardiovascolari), ogni anno raggiunge i 22,8 miliardi di euro di soli costi diretti per ospedalizzazione e cure mediche.
È in questo allarmante scenario che si inserisce il contributo di Assobibe finalizzato ad autoregolamentare le comunicazioni commerciali e le pratiche di vendita del settore dell’industria delle bibite analcoliche secondo i principi di responsabilità sociale. Il Codice, tra le altre cose, impegna le aziende associate a proteggere i minori dalla loro limitata capacità di valutare fino in fondo la grande quantità di informazioni pubblicitarie a cui sono quotidianamente sottoposti dai mezzi di comunicazione. A questo scopo non devono essere più trasmessi spot di succhi, bibite gassate, non gassate, aromatizzate, dolcificate o a base di latte durante i programmi televisivi rivolti specificatamente ai bambini sotto i 12 anni e non deve venir loro rivolto alcun tipo di marketing diretto. Inoltre, la pubblicità televisiva deve essere chiaramente distinta dai contenuti della programmazione, non deve incoraggiare un minore a compiere azioni espressamente contrarie alla volontà dei genitori, non deve suggerire che il consumo del prodotto migliorerà la condizione o la popolarità tra i coetanei, deve comunicare informazioni in modo veritiero e accurato e in un linguaggio comprensibile per i minori.
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