Alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma una mostra ripercorre i cinquant’anni artistici di Sam Francis, maestro dell’espressionismo astratto californiano: dai paesaggi monocromi alle vedute aeree, dalle griglie colorate ai grandi murales. Fino al 28 gennaio 2001.
Raccontare e riscoprire il percorso artistico durato quasi mezzo secolo del maestro dell’espressionismo astratto californiano in 52 opere. Questo il tentativo della mostra “Sam Francis: Paintings 1947-1990″ allestita negli spazi della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma nella sede di Via Reggio Emilia fino al 28 gennaio 2001, curata da William C. Agee, professore di Storia dell’Arte allo Hunter College e coordinata da Kathleen S. Bartels del Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles (MOCA).
Ultima tappa di un lungo tour per importanti musei europei e americani, l’edizione romana presenta per la prima volta al pubblico italiano una selezione del lavoro di uno degli artisti più interessanti e originali del secolo appena concluso. Lo straordinario talento di Sam Francis, scomparso nel 1994, viene proposto attraverso l’esposizione di alcuni tra i suoi dipinti più rappresentativi, sia su tela sia su carta, dai suoi esordi dei tardi anni Quaranta fino all’ultima produzione del 1990. La mostra si apre con i primi lavori realizzati nell’immediato dopoguerra, quando l’artista californiano, ex pilota dell’aeronautica militare a stelle e strisce, è costretto a trascorrere tre anni in ospedale in seguito a un grave incidente aereo. Come una sorta di forma di terapia egli dipinge paesaggi astratti quasi monocromi che denotano una nota personale e autobiografica, come California Grey Coast (1947), il primo esempio di quelle vedute aeree rappresentate spesso dal pittore e attribuite alle sue esperienze volanti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Si passa, poi, a una serie di opere conosciute come White Paintings, del biennio 1950-52, periodo nel quale si trasferisce a Parigi e apprezza la grande tradizione francese del colore e della luce, rappresentata da Monet, Cézanne, Matisse e Bonnard. In questi dipinti egli varia il tono del grigio e del bianco usando sottili slavature di colore come ombre di luce verde, rossa e gialla. Nella sala 4 sono raccolti i lavori degli anni Sessanta, caratterizzati dal dilatarsi del colore che lascia spazio al bianco della tela. Le griglie colorate dipinte nei primi anni Settanta si amplificano nelle opere di grandi dimensioni (esempi di mural format) che chiudono il decennio e che sono ora esposte nelle sale 5 e 6 negli spazi di Via Reggio Emilia. L’ultima sezione è dedicata ai lavori dal 1986 al 1990, dalle dimensioni sempre più grandi e dai colori più intensi e potenti che mai, a testimonianza dell’angoscia per la morte di alcuni amici a lui vicini come anche della diagnosi della sua malattia.